venerdì 23 marzo 2012

Chloe, invece...


Bologna children's book fair .
Nel coacervo di cartelle di lavoro camminanti, scarpe improbabili e sorrisi di ogni dove che è la fiera di Bologna, dopo essermi soffermata tra le pagine pendenti di Topipittori, aver preso parte al viaggio con tanto di bagagli in Portogallo e soprattutto dopo l'incontro fortunato della dolcezza di Satoe Tone , i miei occhi sono calamitati dal verde intenso e vispo degli occhi di Chloe .
Chloe non mi guarda, è intenta a leggere.
Di sicuro mentre trama qualche gioco divertente da fare, che sua sorella maggiore Molly non troverebbe poi così divertente.
Così mi sono messa a sorvegliarla, Chloe, e direi che ce n'era davvero bisogno, perché l'ho beccata a mangiucchiarsi tutti i colori a cera di Molly.
Allora qualcosa mi è balenato in testa: che avesse per puro accidenti preso anche i nostri?
E il punto non è tanto Chloe, ma il fatto che i nostri colori non si trovano più. Allora me li sono messi a cercare nelle immagini esposte nella mostra, ma ne ho trovati ben pochi.
Mi sono avvicinata allo stand BiB ... fuochino (soprattutto grazie al calore dei pesciolini focosi di Simone Rea). Fuocherello tra le valige e le scale portoghesi.
Ma l'unico posto dove i colori sono andati a cacciarsi davvero sono gli occhioni affamati della mia piccola Chloe.
E come farebbe lei, mi chiedo: perché??

Di certo la ragione è da ricercarsi in parte nella provenienza del papà di Chloe, Micah Player , illustratore che tanto per cominciare gioca davvero, americano e nello specifico proveniente dalle Paul Frank Industries. Ma non mi soffermerei solamente su candies e takeiteasy filosofia.
Credo più che altro che Player, come Chloe, non mi guardi affatto, e non guardi gli adulti. Per questo il colore, che in una fase più coscenziosa lascia spesso il passo al segno e ad una forma che si ritrae sempre più per lasciare spazio ai contenuti, dilaga invece spontaneo, come un bambino.
Sprizza dalle tavole del sud est asiatico, si concentra nei disegni ricchi di molti mediorientali, fa capolino da alcuni albi europei, ma forse avrebbe bisogno di qualche esortazione in più.
In fondo, se guardare attraverso gli occhi di Chloe può far riflettere, forse dovremmo farlo, e quindi iniziare una dieta più varia: che induca i bambini a mangiare le cose bigie e nutrienti, ma anche i grandi a mangiucchiare di tanto in tanto i loro colori.

lunedì 19 marzo 2012



Nell'ambito di IllustrAzione... Simone Rea ha presentato i lavori relativi alla sua ultima pubblicazione: El actor (A buen paso, Madrid 2011). Il libro, scritto da Uday Prakash, narra la storia di un giovane attore indiano, che pur nelle difficoltà di una vistosa disabilità riesce ad incantare le folle trasformandosi in mille personaggi diversi. Il suo piede è deforme, ma la deformazione non è necessariamente uno svantaggio. Il volto di Fakir Mohan (è questo il nome dell'attore indiano) infatti, muta con facilità creando animali diversi, dipingendosi di emozione. E il mutare di un viso contagia gli astanti, e i volti di ognuno si fanno stupiti, felici.
La storia di un cambiamento, di una forte energia che ha ragione di essere perché si irradi dalla scena (del teatro, della pagina).
La forza del rosso e delle sue sfumature, di un arancio letteralmente acceso, l'incisività del nero si stagliano nel bianco dell'immagine, coinvolgendoci nel forte gioco cromatico per poi svanire delicatamente, come foglie soffiate dal vento, come palloncini nel cielo, quando lo spettacolo si arresta. Senza tristezza, naturalmente.



L'esposizione ha visto inoltre protagoniste due tavole tratte dalle illustrazioni delle favole di Esopo (L'asino e il mulo e Il cane e la conchiglia)
e due tavole ancora inedite (Scimmie dallo spazio), in cui ancora una volta (è questa una costante nell'arte di Rea) sono gli animali a farla da padroni.



La poesia di un asino che guarda la luna, l'avventatezza di un cane e il suo pentirsi, la capacità di cogliere i dettagli, di meravigliarsi anche se si è una scimmia. Se, infatti, è comune nelle favole l'antropomorfizzazione degli animali, l'assurdità delle peculiarità umane attribuite a rane, topi, galline, le figure di Simone Rea sembrano suggerire anche (viceversa) quanto il mondo animale possa ancora insegnarci; quanto avvicinarsi alla natura possa oggi più che mai esser d'esempio. E in quest'attualità le forme compiute, i cerchi e delicate velature di colore di Simone Rea si sposano perfettamente con le più classiche delle favole, e con esse non smettono mai di dire ciò che hanno da dire.

musica silenziosa. daniela tieni


Colori che si addensano, ma restano leggeri. Superfici quasi concrete nella loro rarefazione. Forme che si mescolano, corpi che emergono e scompaiono in un atmosfera labile.
É l'opera di Daniela Tieni Scenario da osservare attentamente, che non si coglie mai del tutto, perché non è possibile esserne del tutto fuori.
Guardando bene infatti, quell'immagine, quel sentire, è dentro di noi. La tristezza, la gioia, la paura, il coraggio (di desiderare) è parte di noi, che ci sentiamo così illustrati dall'immagine.
Illustrare (dal latino illústris: che dà luce) è in un certo senso rischiarare, far emergere qualcosa che è solitamente nascosto. Dietro le quinte.
É così che l'insolito, il profondo si mette in scena, agisce, ed è agito dall'osservatore.
Ma non si da del tutto. L'atmosfera è infatti sospesa (queste le parole di Davide Calì), è un'attesa incessante, beckettiana, quotidiano teatro.
Nell'attesa lo scorrere del tempo si fonde nell'immagine, ne sbiadisce i colori. Il suo ritmo si insinua a determinarne le forme, l'equilibrio delle masse e dei toni cromatici in una visione d'insieme che è musica silenziosa, colonna sonora sussurrata del tempo attuale che si incomincia a sentire, se solo ci si sofferma a vedere.
Qualcosa, oltre un primo sguardo, resta, perché sia colta, tra le righe.
O dalle righe del libro il significato si estende nella pagina cedendo alle forma il suo contenuto.
Confesso che ho desiderato
Le immagini ri-velano nelle tinte velate un desiderio (Per sempre). La sua preziosità emerge con sofferenza, dolce, piano: confessare d'aver desiderato è trasformazione di un desiderio in qualcosa di espresso, realizzato. É il proprio io accettato, compiuto.
Una donna ritrova la sua essenza nel segreto della vita, di un piccolo essere che venendo al mondo tinge di nuovo l'attesa, cambia ogni cosa (Sogno).




Lo sguardo cambia: immutata la finestra (Aprile), il panorama è nuovo.
I piccoli arti, i piccoli occhi possono così finalmente avvicinarsi al mondo, conciliare l'immenso fuori con l'ingombrante dentro. E il tratto, già sottile, fa per scomparire, in una incisività tagliente, che nel sottrarlo non fa che affermare. Come le espressioni, i gesti struggenti. Come ogni dettaglio, (tagliente, appunto, anch'esso) pungente come un ago (A casa) di cui Daniela Tieni rende, con leggerezza, tutto il peso.

mercoledì 14 marzo 2012

pettirossi nel cemento. alberto macone


I lavori di Alberto Macone ricordano nella rigorosità e nelle geometrie la precisione scientifica, e insieme mostrano una dimensione intima e immaginativa, tutt'altro che slegata da un ambito come quello delle scienze.
Ambienti liberty, sfondi con motivi modulari di optical art e design anni 60.
Rigorosamente formale, lo spazio ingloba i corpi e ne sottolinea la sinuosità, l'introspezione che emerge proprio per contrasto con un'atmosfera precisa e controllata, statica.
Ingannevole, perché i soggetti (sempre persone) sono e immergono in un vortice, quando propongono beffarde (La scelta giusta, pensi che abbia scelta) o quando si piegano su loro stesse, a contenere e denunciare nulla e nello stesso tempo molteplici realtà (Gina Candy stops oil, Carne, carne ancora carne, Fashion victim).
Ma come nulla, come tutto, lo sguardo resta sempre inafferrabile.
E il silenzio si fa assordante negli interni, eloquente, vento hopperiano venato di un'ironia che si concretizza nelle Ibridazione uomini/animali (Out of Africa, Fashion victim, Scarpe su misura), nelle persone/oggetto (Illuminami, tritacarne?, Gina Candy stops oil), nel paradosso di cose troppo probabili che celano geometrie impossibili (La scelta giusta, Carne, carne, ancora carne, Una via d'uscita).




Illuminami, acrilico su cartoncino, cm 20 x 30; La scelta giusta, acrilico su cartoncino, cm 20 x 30

Le tinte sono spente: non un'illustrazione che tenti di essere viva, ma la vita stessa a farsi illustrazione, i corpi si tramutano in immagine e perdono, perdono la normale carnagione, e il colore raggiunge saturazione solo nei dettagli. Nel resto.
Sola cosa vivace, il dettaglio risalta e stimola ad immaginare, perché la quotidianità appaia in collocazioni nuove, come nei sogni, siano date possibilità. Perché il banale non sia più tale.

the end... is where we start from!

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Sono passati solo alcuni mesi da quando, sfogliando le Favole di Esopo secondo Simone Rea, ho pensato a quanto potesse essere bello vedere in una libreria come il Punto Einaudi Merulana, dallo spazio accogliente, le immagini degli albi illustrati che sfoglio ogni giorno e che rendono il lavoro in una libreria una esperienza meravigliosa. Così ho contattato Simone, e subito anche gli altri illustratori, nella convinzione che dedicare uno spazio espositivo all'illustrazione fosse per me la cosa più naturale e quindi più giusta da fare.
luglio
Dagli incontri serali in libreria siamo giunti così al primo allestimento, la mostra di Alberto Macone, alla quale io e Alberto abbiamo lavorato con dedizione di formiche, fino a notte fonda, perché il ciclo partisse al meglio.
Nel segno meticoloso e preciso delle sue immagini si è concretizzato il susseguirsi delle esposizioni di Daniela Tieni, Francesca Protopapa (Il Pistrice), Simone Rea, Alessandra Fusi e Franca Rovigatti.
E in questa trama di incontri si è tessuto un rapporto di cooperazione e amicizia che ha reso questo ciclo di esposizioni un'esperienza così preziosa.
settembre
Settembre è stata la volta di Daniela Tieni e del desiderio di vita di una donna che il segno delicato e tagliente di Daniela ha fatto emergere in Confesso che ho desiderato, il suo primo albo illustrato, pubblicato con Campass Edizioni nel 2011.
ottobre
Francesca Protopapa ha fatto irruzione nello spazio dell'Einaudi volando dal grigio parigino all' ottobrata romana, con le sue figure colorate e deformi, con la sua energia e con la storia di una donna diversa, una bambina peruviana e la sua semplicità (Corri lama corri, Sinnos Editore, Roma 2005).
novembre
Simone Rea è stata per me la mostra più attesa. Le sue tavole esposte a Casina di Raffaello durante l'estate mi hanno tenuta ore con il sorriso fisso su di esse, distogliendo di tanto in tanto gli occhi per guardare quelli dei bimbi a loro volta catturati dagli animaletti in panciotto e pantaloni. Un classico come Esopo, rispecchiato dal segno pieno di vita e senza tempo come quello di Simone.
Stupore.
E Simone mi ha stupita ancor di più, proponendomi le tavole (mai esposte prima) del libro appena pubblicato con A buen paso proprio in novembre: El actor. Con gioia abbiamo visto i toni caldi delle atmosfere indiane fondersi col colore delle foglie d'autunno, il rosso vivo stagliarsi sul nero e sul bianco di una storia piena di tristezza e di gioia.
gennaio
Dalla favola alla fiaba.
Questo è stato il grande salto che Alessandra Fusi ci ha proposto con le tavole di 7 gatti (Zampanera Editore, 2011), di nuovo animali ma in atmosfere fiabesche, variopinte. Alessandra ha portato nel ciclo il sapore pop surrealista che tanto dilaga in molte delle gallerie romane, e che di fatto caratterizza uno degli stili più visibili in questo momento.
marzo
Il ciclo di mostre si è concluso con un evento collettivo, in cui le tavole, così differenti per stile, accostate, hanno dato luogo al dialogo tra le diverse sfumature che l'illustrazione ha mostrato nelle esposizioni. Per l'occasione, Simone Rea ha esposto i lavori selezionati per il Bologna Children's Book Fair 2011, or ora di ritorno dalle mostre itineranti allestite dal Japan Board of Books for Jung People in numerosi musei in Giappone, e mai esposte prima a Roma.





Anche Alberto Macone ha presentato lavori inediti, (Altrove, Evolvo, Chiedimi se sono felice, Dicembre) in cui il suo segno puro e rigoroso ha iniziato a contaminarsi con la vita, presentandosi più opaco e materico.
Il Pistrice ha proposto i disegni e collages originali pubblicati sulla fanzine Squame.



A coronare il tutto sincronicamente, è stato protagonista Modi di dire, il testo scritto e illustrato da Franca Rovigatti, le cui immagini ironiche e vivaci, stampate su stoffa, sono state esposte insieme ad altri suoi lavori. Una serata bellissima ha chiuso questo ciclo di mostre (quest'ultima in corso fino al 10 aprile 2012) e ha dato il via ai nostri nuovi progetti.
Siamo dei piccoli semi... ma sta arrivando la primavera!