mercoledì 27 febbraio 2013

L'illustrazione all'altezza. Dei bambini

E' stata felice e produttiva la prima Domenica delle favole, in cui IllustrAzione ha aperto un varco nel clima gelido di un anomalo febbraio romano e della chiamata alle urne. Numerosi, mamme, papà e appassionati di illustrazione sono venuti a trovarci presso la libreria Il posto delle favole per l'esposizione dedicata a L'inventafavole, per leggere buoni libri, per condividere idee e riflessioni sulla letteratura d'infanzia (e non) e sull'illustrazione. Ma soprattutto, è stato bello vedere tanti bambini di età così diverse affascinati dalla capacità discorsiva e dall'energia di Claudio Pallottini, studiosi attenti delle tavole e dell'abilità nel disegnare di Mauro De Luca, spettatori di una esposizione allestita, una volta tanto, alla loro altezza.
A partire dalle immagini (soltanto da quelle, vista la peculiarità dell'Inventafavole) si è creata una rete di immaginazione, un'atmosfera, la cui meraviglia non possiamo che raccontare con le immagini stesse.



L'inventafavole: alcune foto dell'allestimento per l'esposizione presso la libreria Il posto delle favole. L'esposizione sarà in atto fino al 16 marzo 2013.





Alcune foto dell'evento. Erano presenti anche l'editore, Jacopo Saraceni, e Simone Rea, protagonista del prossimo evento di esposizione delle tavole e lettura critica della Cavalla storna di Giovanni Pascoli, edita da Rizzoli nel 2012, nell'anno del centenario anniversario della morte dell'autore.



Il laboratorio, con Claudio Pallottini e Mauro De Luca, che hanno "tenuto a bada" bambini di età disparate... dimostrazione che L'inventafavole è davvero per tutti!



Il cigno, l'unicorno e la chiave nel disegno di Anna



La principessa sulla loggia nel disegno di Eva



Il mago nel disegno di Maria Elettra



Alessio e i suoi disegni: il grande albero con la mappa e il forziere con il tesoro

sabato 23 febbraio 2013

L'inventafavole...a parole. Intervista a Mauro De Luca

In occasione dell'esposizione incentrata sull'Inventafavole nella libreria Il posto delle favole, IllustrAzione ha deciso di conoscere un po' meglio questo libro-gioco e il suo illustratore: Mauro De Luca.

Come nasce l'idea di di questo libro?
Da un'idea di Claudio Pallottini, che la covava da tempo e che ha preso forma con il nostro incontro, sulla base della nostra amicizia.

Un illustratore e un attore, e due personalità molto diverse. Come è nata la collaborazione con Claudio Pallottini? Che storia, tra le mille possibili dell'inventafavole, narrereste insieme?
Un'amicizia che nasce da un'affinità elettiva, entrambi abbiamo un grande amore e curiosità per l'arte in tutte le sue manifestazioni, pur partendo da discipline diverse detestiamo la chiusura e il compiacimento dei territori chiusi, delle "parrocchiette" non comunicanti.
Dal piacere del gioco e della collaborazione in cui c'è un arricchimento reciproco. Nel mio percorso artistico dopo gli studi di pittura all'accademia di belle arti ho avuto sempre il piacere e la curiosità di sconfinare in altri territori vicini, ho avuto collaborazioni con: editoria, fumetti, pubblicità, cinema, teatro (per scenografie, costumi e storyboard), da ogni esperienza ho tratto un'arricchimento.
Ci sono diversi progetti per delle storie che speriamo vedano presto la luce.


Un gioco semplice che ha dato spunto ormai a molti altri. Oltre alle figure chiave di Propp, quali pensate siano i motivi del successo dell'inventafavole?
Credo la semplicità e l'assenza di regole che stimolano altamente la fantasia dei bambini nel gioco combinatorio insieme alla presenza di immagini, personaggi, luoghi, oggetti connotati da intense suggestioni emotive.

Quali nuove idee sono in cantiere?
Abbiamo in progetto un secondo mazzo di carte Inventafavole che va ad arricchire il repertorio d'immagini del primo.

Dall'Inventafavole all'illustrazione in generale. Cerchiamo di conoscerti meglio...
Quale azione quotidiana illustreresti?
La prima colazione, momento intimo e magico, posto nel territorio di confine tra la notte e il giorno, in cui nebbie dei sogno si diradano e si confondono con i vapori delle bevande calde, un primo approccio morbido con la realtà esterna.

Quale illustratore/albo ha maggiormente segnato la tua infanzia. Lo stesso albo influenza tutt'oggi il tuo lavoro?
Non ho memoria di particolari influenze di libri illustrati per l'infanzia, ricordo con precisione già in tenera età delle grandi emozioni davanti le immagini dei dipinti classici del rinascimento e del barocco. Alle illustrazioni per l'infanzia ci sono arrivato da adulto...

Cosa, secondo te può/deve trasmettere l'illustratore al pubblico infantile e cosa i bambini insegnano agli illustratori?
L'onestà delle proprie emozioni, i bambini non si lasciano raggirare dagli intricati percorsi di autocompiacimenti tipici degli adulti... e ci insegnano, anzi ci ricordano appunto questo: ad essere autentici.

Sempre più spesso l'albo illustrato si pone come prodotto per l'adulto. Come spiegheresti questa tendenza?
Questa è conseguente alla precedente: spesso gli adulti si lasciano troppo influenzare dagli stili, da un impostazione "ideologica" tipica di molta "cultura visiva contemporanea", tutto ciò va nella direzione dell'esaltazione dell'artista come personalità accentratrice, delle mode, che sono sempre occasioni di autocompiacimento, dell'essere al passo con i tempi, ossessione tipica dei nostri tempi, anche degli spettatori. Tutto ciò a discapito dell'oggetto d'arte. I bambini sono più diretti, non hanno bisogno di ciò, è loro la semplificazione tratta dalla realtà, non hanno bisogno di una eccessiva riduzione ai minimi termini per renderla digeribile.
Come diceva Goethe: Gli adulti nel tutto non trovano niente, i bambini nel niente trovano tutto.

mercoledì 20 febbraio 2013

Migliori antidoti al tedio domenicale: Le domeniche delle favole



IllustrAzione approda, stavolta, alla libreria Il posto delle favole, in via Merulana 39, Roma.
Aspettiamo bimbi e non per quattro domeniche dedicate a nuove pubblicazioni e illustrazioni.
A guidare per primi l'immaginazione: Mauro De Luca e Claudio Pallottini, rispettivamente autore e illustratore del libro-gioco L'inventafavole , Il Barbagianni Editore.

In una intervista per l'Indro, il fondatore della casa editrice Il Barbagianni, Jacopo Saraceni, definisce così L'inventafavole:
Semplicemente, un mazzo di 37 carte illustrate, sulle quali sono rappresentati figure e luoghi tratti dalle favole tradizionali, e in cui sono isolati i personaggi che più ricorrono nello studio sulle fiabe del linguista e antropologo russo Vladimir Propp. Combinandole liberamente è possibile per il bambino costruire un'infinita' di trame stimolando in tal modo fantasia, capacità di collegamento e memoria. Ma non ci proponiamo soltanto finalità ludiche. Il nostro è uno strumento di cui iniziano a valersi alcuni logopedisti per aiutare i bambini che hanno difficoltà nel linguaggio. E anche sotto questo aspetto i risultati non stanno tardando ad arrivare.
Il grande merito va in primis - voglio ribadirlo - a Claudio Pallottini e Mauro De Luca che si e' occupato magistralmente delle immagini.
Ed è bellissima la descrizione che fa lo stesso Pallottini, il quale riconduce le origine della sua intuizione ai ricordi di infanzia e al grande ingegno della madre. Mi piace riportare una frase emblematica di Claudio perché è la migliore chiave di lettura : "era una mazzo di carte e su ognuna c'era una disegno meraviglioso fatto da mamma. Mio padre se lo rigirò tra le dita 'Sono bellissime, brava, ma a che serviranno ?' ' Ad inventare favole'




L'inventafavole nasce infatti come risposta creativa ad un bisogno tanto semplice quanto importante per un bambino: il racconto di una storia. Liberato il libro da rilegatura e parole, prende il via una narrazione per immagini, che si rivela ancor più stimolante e partecipativa.
La verosimiglianza e il dettaglio, notevoli nelle tavole di Mauro De Luca, favoriscono l'invenzione di storie ogni volta diverse. Vi proponiamo di inventarle insieme!


domenica 10 febbraio 2013

Alcuni antidoti al tedio domenicale

Una domenica grigia, come molte in questo periodo dell'anno. Basterebbe un po' di sole, una passeggiata al Colle Oppio, per smentire le rovinose conseguenze del tedio domenicale paventate da Lindo Ferretti. Invece no. All'orizzonte, come per Clov, è inesorabilmente grigio. Come per la grigetta tendenza della recente illustrazione italiana, l'antidoto è un po' di colore e di fermento, che per esempio si può trovare in un volume d'oltreoceano.
Si tratta del libro: The where, the why and the how. 75 artists illustrate wondrous mysteries of science! edito dalla Chronicle Books a settembre 2012.



Un libro che abbraccia nella creatività e nella vivacità, lo sguardo acuto che accomuna l'illustrazione (come forma d'arte descrittiva e soprattutto nella sua vicinanza all'ottica infantile) e la scienza, mettendo in luce molti interessanti e insoliti particolari che concernono ciò che siamo e dove stiamo andando. Una eco fulminea. Vito Acconci. Where We Are Now, Who Are We Anyway.

Sul sito della Chronicle Books, The where, the why and the how è definito così:
"In queste pagine alcuni dei più grandi (e più piccoli) misteri del mondo naturale sono spiegati in saggi di ricercatori scientifici, e illustrati da artisti che hanno messo in moto la loro immaginazione o tradotto letteralmente in immagini i fenomeni trattati. Il risultato è una celebrazione di meraviglie che ispira nuove scoperte."
Un'animazione mostra alcuni dei contenuti del testo.
vimeo.com/50786051
Tra gli autori del libro: Brian Yanny, Fremilab; Albert De Roeck, Cern e Duight D.Bowman, Cornell University, e gli illustratori: Lisa Congdon, Jen Corace, Neil Farber, Susie Ghahremani, Jeremyville, Jon Klassen, Jacob Magraw, Jenny Volvovski, Julia Rothman, Matt Lamothe, Camilla Engman, David Macaulay e Becca Stadtlander.
Jon Klassen e Camilla Engman sono già molto noti in Europa. In Italia hanno pubblicato con Zoolibri (Jon Klassen, Voglio il mio cappello, Zoolibri 2012; Questo non è il mio cappello, Zoolibri 2013) e Topipittori (Giovanna Zoboli, Camilla Engman, Troppo tardi, Topipittori 2012). Altri illustratori che hanno collaborato al progetto sono, invece, meno conosciuti.
Le illustrazioni di Becca Stadtlander sono molto vivaci, utilizza la guache ma il colore è deciso e nitido.

Becca Stadtlander, How long do trees live? The where, the why, the how, Chronicle Books 2012
Becca Stadtlander, illustrazione per il New York Times, Sunday Review 14 ottobre 2012

Jenny Volvovski illustra nuove probabili copertine per libri che legge. Senza troppi fronzoli (letteralmente e nel sito, che è un elenco di copertine dalla grafica molto comunicativa). E' tra i membri di ALSO, gruppo di illustratori, grafici e videomaker, e si esercita all'illustrazione leggendo e, allo stesso tempo cerca profondità nelle sue letture cercando di illustrarle, facendone "un'esperienza personale". Seleziona poi le sue ipotetiche copertine, come fossero parte di una serie, i cui criteri distintivi sono verde, nero e bianco come colori e futura, typewriter e grafia manuale come font.




Alcune delle copertine di Jenny volvovski. Come afferma lei stessa, non seguire volentieri le regole. Lolita rompe lo schema cromatico con il magenta.

Julia Rothman collabora con il New York Times e il New Yorker, oltre ad occuparsi di grafica, ma soprattutto i motivi dei tessuti sono la sua narrazione migliore: oggetti che riassumono gli anni 80, ripetizioni di audiocassette ma anche accessori come occhiali o scarpe, motivi naturali modulari.

Julia Rothman: alcuni dei tessuti e un illustrazione per la New York Times Book Rewiew del 2 dicembre 2012

Tra le pubblicazioni di Julia Rothman, Farm Anatomy (Storey Publishing, 2011) comduce di nuovo il pensiero alla scienza, alla natura, e all'arte (in questo caso l'illustrazione) come tre diverse forme dallo stesso contenuto.


A volte, è come se la natura si divertisse illustrando. Il broccolo romano, la felce, sembrano essere affascinanti descrizioni di formule matematiche, non il contrario. Oppure illustrando per dinamiche, come negli effetti curativi delle piante (secondo la teoria della segnatura) le quali, ripetendo nelle forme (autosomiglianza) in piccolo (dimensione frazionaria) le forme delle parti del corpo umano, suggeriscono l'uso curativo delle prorpie sostanze per le suddette parti. Così la somiglianza sta per, illustra un significato.
Pure questioni formali. E di contenuto.
Così, come la noce si collega al cervello, forme archetipiche (come le figure chiave delle fiabe, si pensi a Propp, a un'icolologia della fiaba e della favola, o le caratteristiche semiotiche dell'immagine) sono veicolate dall'illustrazione, naturalmente.
A questo punto, la riflessione si espande, e il tedio si allontana, perché non si conclude. Intanto è tornato il sole, di corsa l'aria aperta chiama. Le conclusioni, con la loro piattezza, lasciamole alla noia.

venerdì 8 febbraio 2013

La cicala, invece

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.
Gianni Rodari, Alla formica (Filastrocche in cielo e in terra, 1960)

Tra le pubblicazioni Topipittori esposte al salone della piccola e media editoria Più libri più liberi 2012 ho scorto un piccolo libro dalla copertina vivace. Su uno sfondo quasi amaranto, una scritta verde acqua intenso: una festa per gli occhi, stanchi del tono nebbioso o sbiadito di troppi altri testi su molti stand. Cicale mi ha colpita così, come una brezza fresca, una musica allegra. Dunque ho deciso di conoscere Marta Iorio, e mi sembra di averla conosciuta davvero, nella spontantità dei suoi dipinti e l'intimità dei suoi racconti, perché ha raccolto in una valigia piccola piccola i suoi ricordi e ha fatto di un tascabile il più bello dei bagagli: si chiama infatti proprio Gli anni in tasca (come il film attraverso cui Francois Truffaut ha raccontato la sua infanzia) la collana con cui i Topipittori propongono con audacia una narrazione diversa, di un passato che arricchisca il presente, ma con spontaneità. Gli anni in tasca avvicina i bambini di ieri (vicino o lontano) e i bambini di oggi, e soprattutto invita a portare il dono dell'infanzia sempre con sé. Così mentre Marta racconta per immagini delle sue corse scalmanate in bicicletta, del vicinato rumoroso, ricordo i giochi sul balcone, sotto il campanile superbo del mio piccolo paese. Quando racconta il terremoto dell'Irpinia, provo anch'io a pensare il terremoto come il vortice di un caleidoscopio. Ora siamo sulla stessa linea d'onda, sulle note di Tchaicovskij... Marta si muove nel valzer dei fiori, il suo cammino esistenziale è una danza, un'avventura nella foresta(moquette), una chiacchierata con dei cipressi carismatici, le esperienze con una zia bizzarra, i lunghi pomeriggi trascorsi a guardare la mamma truccarsi, il trasloco dai tropici napoletani al rigore svedese. L'esperienza di Marta "più nomade che stanziale" non è come la mia, ma i dettagli la rendono affatto diversa. Particolari, è tutto lì. La consuetudine è fatta di piccole cose, è rassicurante anche se sembra inconsueta. La variazione che si ripete è una struttura, come un frattale, come un broccolo o un rizoma. Marta non è senza radici, perché nessuno di noi lo è. Le sue radici ci sono. Ma si diramano lontano, come un rivolo d'acqua che corre dispettoso, che non può essere arrestato, spaziano e comprendono tanto terreno, e anche Marta prova quel senso di appartenenza che le fa riconoscere la sua forma, lo prova quando cantano le cicale, perché quel canto dilaga nel sole proprio come lei, come i suoi colori. In fondo, anche la libertà è una forma di struttura.