martedì 29 ottobre 2013

Vànvere. Chi ha mai aperto un libro?


Franco Matticchio, illustrazione da Libretto postale, Vànvere Edizioni 2012 © Tutti i diritti riservati

Tempo fa in Città del sole, cercando un gioco sugli scaffali, ne ho trovato uno sulle pareti: le immagini di un libro, stufe di essere sempre ancorate alla costa, avevano preso il largo e si erano sparpagliate per Roma. Così mi sono messa a guardarle, piene di colori e di animali. Mi sono detta: ecco, qualcuno ha davvero aperto un libro!
E' stato allora che ho conosciuto Vànvere, casa editrice romana, fondata da Stefania Camilli, che nelle sue pubblicazioni si è attenuta ad una scelta particolare: pubblicare albi illustrati e nello stesso tempo liberarli dalla (ri)legatura. Strappare le pagine di un libro è una cosa insolita, ma lo strappo non ferisce se il libro è pronto, con gli appositi trattini, ad aprirsi al mondo. E a vivere sulle pareti, sul pavimento, sul tavolo, carovana di animali oppure domino impertinente. E' questo il caso del Bestiario accidentale (Guido Scarabottolo, Vànvere Edizioni 2012), prima pubblicazione di Vànvere, un albo illustrato che si sviluppa orizzontalmente (ed oltre), e che amplia l'antica tipologia del bestiario. Già variata in Bestiario universale (Miguel Murugarren, Logos Edizioni 2010) che mescola le specie animali come in un manuale di zoologia fantastica fai da te; ulteriormente modificata nel bestiario "tripartito" pop-up (Iris De Vericourt, Bestiario pop-up, Corraini Edizioni 2011), la raccolta di specie animali, con Vànvere si scioglie e diventa un gioco di forme e di colori in cui il tratto vivo e vibrante di Guido Scarabottolo può essere studiato e copiato dai bambini, si può scombinare e associare, come nel domino.

Guido Scarabottolo, illustrazione di copertina da Bestiario accidentale, Vànvere Edizioni 2012 © Tutti i diritti riservati

Guido Scarabottolo, illustrazione da Bestiario Accidentale, Vànvere Edizioni 2012 © Tutti i diritti riservati


Il Bestiario accidentale dislocato in diversi negozi Città del sole (Via della Scrofa, Via Buonarroti, Via Appia Nuova, Via Marcantonio Colonna, Viale Somalia, Via Oderisi da Gubbio, Piazza San Cosimato), una piccola grande mostra itinerante, con un animale diverso per ogni postazione. Roma 2012


E' bello aprire un libro...e ancora più bello aprire al libro nuove possibilità. Come stoffe, allora, le pagine si tagliano e si cuciono. Si trasformano. E nella seconda pubblicazione di Vànvere Edizioni diventano pagine-cartoline (vere) corredate da francobolli (finti). Apriamo stavolta Libretto postale (Franco Matticchio, Vànvere Edizioni 2012). Il filo conduttore è lo stesso ma il gioco è tutto nuovo: il Libretto (di dimensioni ridotte rispetto al Bestiario, e pratico da portare sempre con sé) raccoglie illustrazioni diverse, ne sottolinea i dettagli in piccoli francobolli e le atmosfere in cartoline da strappare e spedire. Ma permette anche di conservare il promemoria di ciascuna spedizione, annotando i destinatari nella metà pagina non strappata. Un'immagine resta, l'altra parte. E le pagine dell'albo, se si erano divertite ad andare a spasso per Roma, con il Libretto hanno viaggiato ovunque. Oltre a tutti i lettori che hanno potuto spedire cartoline originali, Stefania Camilli e Anna Castagnoli hanno allargato il gioco a tanti illustratori (tra cui: Alicia Baladan, Chiara Carrer, Alessandro Gottardo, Maurizio Quarello, Simone Rea, Oscar Sabini, Alessandro Sanna, Guido Scarabottolo, Sara Stefanini, Miguel Tanco, Daniela Tieni, Alessandra Vitelli, Pia Valentinis), che si sono divertiti a inviarsi l'un l'altro cartoline con variazioni sugli animali di Franco Matticchio. I lavori sono stati poi esposti a Bologna, in occasione della Fiera del libro per Ragazzi, a seguire a Roma, presso la Casina di Raffaello (sede inoltre laboratori creativi sul Bestiario accidentale) e nelle 7 Città del sole della capitale.

Franco Matticchio, illustrazione di copertina, Libretto postale, Vànvere Edizioni 2012 © Tutti i diritti riservati


Franco Matticchio, francobollo, da Libretto postale, Vànvere Edizioni 2012 © Tutti i diritti riservati


Franco Matticchio, una cartolina dal Libretto postale nella locandina della seconda iniziativa Vànvere Edizioni - Città del sole; a seguire: locandina con il percorso della mostra itinerante. Roma 2012

Tornati tra i giocosi scaffali, come bambini, pensiamo a Vànvere, e a Fosco Maraini, che con la sua fantasia riassume la poesia di Vànvere Edizioni, oltre che ad ispirarne il nome. Ne leggiamo sul sito alcuni versi: "e nuvole buzzìllano, i bernecchi - ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini; è un giorno per le vànvere, un festicchio - un giorno carmidioso e prodigiero"
...è un giorno assai diverso, è vero; conosciamo un libro libero davvero, e aspettandone uno nuovo dobbiamo ammetterlo: per chi legge è tutto più leggero!


Alcune immagini del laboratorio sul Bestiario accidentale organizzato nella Casina di Raffaello, all'interno del percorso di laboratori Un libro, un gioco, Roma 2013

giovedì 19 settembre 2013

Stian Hole, Garmann, Wes Anderson e la luna nuova. In una parola: settembre

A settembre l'arancio del sole si riversa nelle foglie secche, nei loro tappeti sotto gli alberi; il calore nei frutti maturi. Mese di transizione e di fermento, settembre era denominato Fruttidoro e poi Vendemmiaio nel calendario rivoluzionario francese. Ma la cosa più importante è che piove.
L'estate è quasi finita. A Garmann non è ancora caduto nemmeno un dente e la scuola inizia domani. Perché non basterebbe un esteso preambolo a rendere l'atmosfera settembrina, ma basta una sola frase per rivivere la paura e l'emozione del primo giorno di scuola. E' quello che avviene ne L'estate di Garmann (Donzelli Editore 2011) di Stian Hole.
Stian Hole, L'estate di Garmann, Donzelli Editore 2011 - copertina - © tutti i diritti riservati

Con una scrittura semplice e chiara, l'autore norvegese racconta la paura di un bambino di sei anni: Garmann teme il cambiamento, la crescita. La paura del piccolo Garmann è importante. Lo dimostra il confronto con le tre anziane zie in visita (verosimilmente allegro trio da Belleville), il cui timore della morte è al contrario dolce e a tratti ironico. Garmann cominica la sua ansia e la sua emozione, è curioso di sapere se anche i grandi possano temere qualcosa. Attraversa la sua estate nella speranza che i suoi denti inizino a cadere, e diventa cosciente che crescere non vuol dire non doversi più spaventare.
Alla linearità e alla schiettezza della scrittura, Hole giustappone una grafica ricca e particolareggiata e mostra un universo narrativo peculiare (la femminilità e la cucina dagli anni cinquanta; i lego e gli skateboard dagli anni novanta; il collage-decoupage dalla pop art americana, e dall'america del sud il clima mite e il paesaggio naturale).
Per raccontare l'estate di Garmann e la sua emozione occorre un libro raggiante fin dalla copertina, che irradia luce e tepore. Qui Garmann è, assiame all'estate, figura letteralmente centrale, centrali sono la sua espressione crucciata e i suoi braccioli: è nell'acqua, ma deve ancora imparare a nuotare. Sta iniziando a viaggiare, come la nave all'orizzonte, la sua esperienza sa di fresco come le fronde degli alberi, d'antico come i caratteri dell'intestazione.

Alcune illustrazioni di Stian Hole tratte da L'estate di Garmann © tutti i diritti riservati

La cifra del libro è la semplicità, come suggerisce la costa col suo cielo sereno; la sua essenza è una dolcezza discreta, racchiusa in un barattolo chiuso dove il libro si chiude, per serbare la fragranza dell'estate e poterne assaggiare i colori tutto l'anno. I fiori e i frutti estivi costellano tutto l'albo, insieme agli insetti che volano da una foglia all'altra, a volte sotto forma di spille, a volte di zie. Le atmosfere irretiscono con la loro ambiguità: vivide e reali nei dettagli e insieme fantasiose, a tratti surreali. Sfogliare il libro è attraversare la mente di un bambino: Hole ne assorbe tutti i componenti (sembrerebbe tornato bambino lui stesso) e li redistribuisce in un collage digitale poetico e genuino. Le immagini nitide e spesso fotografiche mi fanno pensare al cinema, riconosco in un libro l'espressività di un film.

Locandina del film Moonrise Kingdom, Wes Anderson 2012 © tutti i diritti riservati

Penso a un percorso uguale e contrario che mi aveva colpita nel lavoro di Wes Anderson. Nelle sue storie, infatti i protagonisti sono sempre bambini, anche da adulti. Tutta la famiglia Tenembaum (The Royal Tenembaums, 2001); i tre fratelli in viaggio (The darjeeling limited, 2007). O, ancor meglio, sono bambini da cui gli adulti non possono che imparare: in Moonrise Kingdom (2012) la piccola Suzy si guarda intorno con un cannocchiale, per vedere bene ogni cosa nonostante la sua distanza, mentre sua madre (una splendida Frances McDormand) è distante anche quando è in casa, e usa un megafono per parlare. Su un'isola dove tutti gli abitanti sono isole a loro volta, due bambini, Suzy e Sam, si innamorano e fuggono per stare insieme. La loro fuga ricalca la struttura narrativa della fiaba in ogni passaggio.


Moonrise Kingdom (Wes Anderson 2012) il bagaglio per la fuga di Suzy contiene solo libri illustrati

Non a caso i bagagli di Suzy sono solo libri illustrati. Moonrise Kingdom è un tributo ad altre forme di espressione: la composizione musicale, a sua volta narrazione sonora; nella fotografia sembra visibile il tratto di artisti come Norman Rockwell. Non solo. Questo e gli altri film di Wes Anderson sono caratterizzati da piano-sequenze rallentate, dove le immagini sembrano volersi fermare, come sulle pagine di un libro. "Sintagma autonomo" o unità narrativa compiuta, la piano-sequenza, di per sé quadro nel film, è in Anderson pura illustrazione!

Moonrise Kingdom (Wes Anderson 2012) © tutti i diritti riservati; Stian Hole, Il segreto di Garmann, Donzelli Editore 2012 © tutti i diritti riservati

Confusione: lucidità.
Suzie e Sam vivono la loro passione in luoghi inesplorati e fantastici, attraversano l'isola tra spiagge e foreste e proprio in una foresta ritrovo il nostro Garmann, che dopo aver iniziato ad affrontare la crescita, vive l'avventura dell'amore. Inizio a sfogliare un nuovo libro: Il segreto di Garmann, (Stian Hole, Donzelli 2012)

Stian Hole, Il segreto di Garmann, Donzelli Editore 2012 © tutti i diritti riservati

Può essere eroico e tormentato, l'amore, o anche timido e segreto; si nasconde facilmente tra gli alberi del bosco, e presuppone sempre una complicità. Suzie e Sam sono complici nella fuga, Garmann è complice del segreto di Johanne: i resti di una capsula spaziale. Dal segreto al progetto il passo è breve: incorniciati da una rigogliosa vegetazione, rappresentata fin nelle più minute foglioline, Garmann e Johanne lavorano per sistemare la capsula, sognando un viaggio nello spazio. Guardano le stelle. Siedono in riva al mare. Poi all'improvviso, si incontrano in un bacio. E senza muovere un passo, sfrecciano nell'infinito.
Ma ora basta film... in libreria c'è l'ultima pubblicazione di Stian Hole: Il paradiso di Anna (Donzelli Editore 2013), anche noi, col nostro amore per i libri, possiamo visitare un nuovo universo.

lunedì 2 settembre 2013

In lungo e in largo. Sul tratto e il ritratto di Albertine e Germano Zullo

La mia amica Caterina dice che sono sempre tanto calma. Se penso alla calma, a me viene in mente un treno che cammina. Perché un treno viaggia veloce, ma spesso non così tanto. Guardare il paesaggio attraverso il finestrino di un treno è una cosa meravigliosa: non è come guardare da una finestra, ma da moltissime. Le finestre che si aprono mi fanno pensare alle pagine di un libro, e forse allora dovrei riprendere a raccontarvi la storia che volevo condividere con voi.

In questa storia, io e Caterina lavoriamo in un negozio di giocattoli. Lei è slanciata, arriva sulle mensole più alte senza sediolina, io sono minuta e mi intrufolo in profondità negli scaffali. Io e Caterina siamo sempre state vicine di casa, ma solo per gioco, tra gli albi illustrati, ci siamo incontrate.
E' dicembre. A Montreuil, in Francia si svolge una delle più note fiere dell'editoria d'infanzia. Decidiamo di andarci. Mentre ci aggiriamo tra le figure dei libri, siamo affascinate da uno stesso tratto. E' il tratto sottile di un disegno che sembra scrittura per il modo in cui si articola sulla pagina. A volte ha linee fitte, come le righe di un quaderno, a volte è aggrovigliato, come il filo che si accumula in piccoli nodi inseguendo l'ago che cuce. E in questo stesso tratto ci riconosciamo. Lei in grattacieli equilibristi, io in binari diramanti.
Si tratta del tratto del pensiero di Germano Zullo e della mano di Albertine, che ci avevano già incantate con Les Oiseaux (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2010, titolo pubblicato in italia da Topipittori: Albertine e Germano Zullo, Gli uccelli, Topipittori, 2010).



Albertine e Germano Zullo, Gli uccelli, Topipittori 2010, © tutti i diritti riservati

Dunque presto, ciascuna col suo libro sottobraccio, ci avviciniamo ai due autori per chiedere la dedica. E siamo così contente di vedere come questi autori assomiglino al loro lavoro! Sorridenti come tutto il colore che sprizza dalle loro figure (che il libro sia colorato o meno: in rari casi l'illustrazione è colorata anche se è in bianco e nero), gentili come il loro tratto sottile.
Soddisfatte ci addentriamo nella lettura di questi libri-ritratto, così uguali ai loro autori, così rappresentativi per noi.

Les gratte-ciel (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2011), scelto da Caterina, è un libro alto e snello, come lei. Scorrendo le sue pagine si scorgono due signori dai nomi altezzosi, Agenor-Agobar Poirier des Chapelles e Willigis Kittycly Junior, che innalzano case-grattacielo, minuziosi cumuli di piccole cose, contendendosi il piano più alto. E' un libro sullo spazio, sul modo in cui lo si divora sempre più con case che diventano castelli, che con mille piani sembrano sfiorare il cielo, ma forse si allontanano solo troppo dalla terra.


Albertine e Germano Zullo, Les gratte-ciel, La Joie de lire, 2011 © tutti i diritti riservati


Fa pensare.
E le case crollano, con un gran frastuono pur essendo disegni.
E diventano moderne torri di Babele, al di sopra di ogni cosa. Ma ahimé, anche di una buona pizza che, lasciata sulla porta da un fattorino frettoloso, diventa la cena di una famiglia di cinghiali, cui capita sotto il naso.
Allora è meglio crescere o restare piccoli?
Caterina dice che ha scelto questo libro perché i suoi sogni crescono come grattacieli. Direi piuttosto che i sogni si diramano come le fronde degli alberi, come i loro rizomi.
E che mille piani (o Mille plateaux) nella mente sono il solo modo giusto di crescere, cioè sognando e restando un po' bambini: in fondo un sogno, quando è sincero e naturale, rischia di diventare reale. Semplicemente reale. Come i piccoli cinghiali che mangiano una capricciosa, nell'ultima illustrazione di Les gratte-ciel.

Siamo tornati a terra. E iniziamo a seguire i binari di Ligne 135 (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2012). Il libro che ho scelto è una costa piccola sullo scaffale, ma una lunghissima distesa sul tavolo. Le sue pagine (come quelle di tutti i buoni libri) sono fatte per viaggiare da un capo all'altro del mondo. Per dimostrare che per andare lontano non serve poi tanto tempo, e che il tempo è sempre lungo se lo pensa un bambino.


Albertine e Germano Zullo, Ligne 135, La Joie de lire 2012 © tutti i diritti riservati


Il viaggio della linea 135 avviene percorrendo scenari disparati, urbani e campestri, con un ritmo scandito dai pazienti consigli di una mamma e una nonna e in contrappunto dalle pazienti contraddizioni di una bambina. Il risultato è una "melodia filosofica", com'è ben definito sul sito dell'editore.
"Mais quand je serai grande, je ferai en sorte que la vie défile au même rythme que lorsque j'etais petite" ("Ma quando sarò grande, farò in modo che la vita viaggi alla stessa velocità di quando ero piccola"), afferma la piccola viaggiatrice, muovendosi tra - stavolta letterali - torri di Babele della civiltà moderna, salva dalla morsa del tempo grazie ad un placido stupore, che l'accompagna immutabile che sia tra torri, ville o erbe di campo.
Ricordo il signor Palomar…

Ancora una volta, essere piccoli è la risposta. Fa sembrare ogni cosa più grande, per esplorarla si impiega più tempo, e quel tempo arricchisce la nostra vita.

mercoledì 3 luglio 2013

Esposizione di Alberto Macone a Plurale

Ecco alcune foto dell'evento espositivo di Alberto Macone presso l'atelier Plurale di Maurizio Prenna. La mostra, ancora in corso, si presenta come stimolante connubio di creazioni artistiche diverse: le illustrazioni di Alberto Macone, le creazioni in argento e bronzo di Maurizio Prenna e le sue sculture in collage di cartone e specchi.
La notevole risposta dei visitatori renderà di certo gli eventi espositivi presso Plurale un appuntamento ricorrente.
Vi aspettiamo allora, nella suggestiva cornice di via di San Martino ai Monti, per le prossime esposizioni.

mercoledì 26 giugno 2013

Alcune domande ad Alberto Macone

In occasione della nostra nuova collaborazione con Alberto Macone (le cui illustrazioni saranno esposte presso Plurale, in via di San Martino ai Monti 47 fino alla prossima settimana) abbiamo realizzato questa intervista.
Le prime domande sono quelle che poniamo usualmente agli illustratori:

Quale azione quotidiana illustreresti?

La colazione. Trovo che sia un momento particolare, una finestra, un varco ancora aperto tra il sogno e la realtà.

Quale illustratore/albo ha maggiormente segnato la tua infanzia. Lo stesso albo influenza tutt'oggi il tuo lavoro?
Non c’è un illustratore o un albo specifico che riesca ad associare alla mia infanzia.
Tutt’ora conservo un albo di Richard Scarry con le tracce dei miei scarabocchi ma credo che sia sopravvissuto solo per caso alla furia distruttrice mia e dei miei fratelli. Per anni ho letto topolino e per anni mi sono esercitato a disegnarne i personaggi. Diciamo che grazie a questo tipo di letture ho iniziato ad avere familiarità con la matita.


Cosa, secondo te può/deve trasmettere l'illustratore al pubblico infantile e cosa i bambini insegnano agli illustratori?
Tutti i prodotti destinati al pubblico infantile andrebbero studiati con grande attenzione. Attraverso di essi è possibile educare i bambini alla bellezza, all’armonia della forma, al colore.
Credo che i bambini possano insegnare tante cose e non solo agli illustratori: esigono onestà e trasparenza e se si impara ad ascoltarli si impara anche ad esercitare queste virtù.


Sempre più spesso l'albo illustrato si pone come prodotto per l'adulto. Come spiegheresti questa tendenza?

Credo che il potere delle immagini sia fortissimo e che possa sedurre gli adulti esattamente quanto i bambini. Non mi sorprende quindi che molti editori dedichino parte delle loro energie a progetti destinati al pubblico adulto. Quello che invece a volte mi sorprende è che molti albi destinati ai bambini non sembrino affatto pensati per loro.


Alberto Macone, L'attesa è finita, Lattesa, Dicembre, acrilico su cartoncino. © Tutti i diritti riservati.

Poi abbiamo posto ad Alberto alcune domande più specifiche sul suo lavoro (la prima anzi su entrambi i suoi lavori: di biologo e di illustratore):

Dal laboratorio all'appartamento: l'illustrazione come percorso di collegamento, finestra da e tra due mondi del chiuso (la casa) e del piccolissimo (il microscopio)? Quanto questi luoghi influenzano il tuo lavoro e viceversa?
Credo che tra questi due mondi oramai non ci siano più separazioni nette... un po’ come in un loft, in un open space. Nel lavoro di ricerca c’è tanta creatività e nell’illustrazione tanto metodo. Quando disegno però evado sia dal mondo del chiuso che da quello del piccolissimo ed è inevitabile che in questa fuga qualcosa mi resti attaccato addosso, come del fango sulle scarpe.


A proposito... cosa vedi dalla tua finestra? Cosa vorresti vedere? Che cosa, quindi, ti piacerebbe illustrare?
Non vedo nulla. A circa 3 metri da ciascuna delle due finestre del monolocale in cui abito c’è un muro di colore indefinito. E’ un po’ come se la piccola scatola in cui vivo fosse contenuta in un’altra scatola a sua volta contenuta in chissà quante altre. Nessun orizzonte. Forse è per questa ragione che le pareti sono in qualche modo ricorrenti nelle mie illustrazioni... o forse lo sono a causa del mio naturale stereotattismo.
Se invece potessi scegliere di non vedere il muro vorrei poter vedere il mare , allo stesso modo indefinito, diverso in ogni istante nella forma e nel colore. Vederlo ma non disegnarlo, non ne sarei capace.


Nei tuoi lavori l'attesa sembra dilatarsi, il tempo rallentare (L'attesa, L'attesa è finita, Dicembre). Quanto è impostante la lentezza nel tuo lavoro, qual'è il valore della minuziosità dell'esecuzione?
In generale non credo che ci sia un valore intrinseco nella minuziosità dell’esecuzione. Nel mio caso specifico lo è, ma solo perché rispecchia la mia natura, il mio modo di essere. La lentezza ne è l’immediata conseguenza.


Ricorrono nelle tue immagini oggetti trascesi dalla funzione quotidiana e assunti a simboli, spesso ingranditi.
Quale significato ha il quotidiano e quale altro oggetto ti piacerebbe disegnare oltre a quelli ricorrenti?

Il quotidiano è la mia piattaforma di lancio, e la ruotine è il carburante necessario per la fuga . Gli oggetti che disegno spesso sono quelli che mi circondano, quelli di uso quotidiano che rientrano nel mio orizzonte visivo immediato. Gli stessi che, da bambino con una buona dose di fantasia trasformavo in astronavi, automobili, navi e che ancora oggi esercitano lo stesso potere sulla mia immaginazione.
Un oggetto su cui sto meditando da tempo e che mi piacerebbe disegnare è una lampada Jielde.

mercoledì 12 giugno 2013

Dove bette il cuore al Posto delle favole. Alcune domande a Satoe Tone


L'esposizione delle tavole originali di Dove batte il cuore al Posto delle favole

Uno degli ultimi incontri di IllustrAzione con Le domeniche delle favole è stato quello con Satoe Tone e Bianca e Nero, i due gatti protagonisti del suo ultimo libro: Dove batte il cuore. La poesia blu e i piccoli protagonisti delle storie di Satoe hanno colpito molto grandi e piccini. Tanto piccoli quanto veri, e la verità che dal cuore di Satoe permea il suo lavoro è stata premiata quest'anno a Bologna, nello specifico con Lonely Pippo, la storia non ancora nata di una piccolissima rana in cerca di qualcosa.

Alcune immagini di Lonley Pippo esposte al Posto delle favole

Dopo aver conosciuto la semplicità e la minuziosità di Satoe di persona, e a distanza di un anno dalla nostra precedente intervista (Chi viene e chi va. Alcune domande a Francesca Protopapa e Satoe Tone, in archivio su questo blog), abbiamo posto a Satoe Tone le domande con cui di solito cerchiamo di conoscere meglio i nostri illustratori, ed ecco le sue risposte:

1. Quale azione quotidiana illustreresti?
Mi piace dipingere ogni azione quotidiana, ma con animali come protagonisti e in un modo particolare e divertente. Ma probabilmente la cosa che più amo dipingere è "animali che non fanno nulla"... semplicemente seduti, o in piedi, sdraiati per terra senza far niente e guardandosi intorno. Possono pensare a qualcosa, oppure no. Niente di speciale, ma tranquillo. Questa è l'azione che mi piace.

2. Quale illustratore/albo ha maggiormente segnato la tua infanzia. Lo stesso albo influenza tutt'oggi il tuo lavoro?
Quando ero piccola, mi piaceva leggere qualsiasi libro per bambini. Non avevo un libro preferito o un illustratore preferito perché mi piacevano tutti.
Ma se c'è un tipo di libri che mi piaceva più di tutti, erano i libri sui pinguini. Uno dei miei preferiti era "L'estate dei pinguini"... io li accarezzavo.
Quando sono diventata adulta, l'ho riletto e mi sono resa conto che il soggetto era abbastanza difficile per i bambini. E'un testo di biologia sui pinguini Adélie, non penso che potessi capirci qualcosa quando ero piccola.
Non ricordo perché fosse uno dei miei libri preferiti (sicuramente guardavo solo le figure dei pinguini, infatti le prime pagine sono piene di miei disegni di pinguini, e poi le ultime (forse iniziavo ad annoiarmi) sono senza miei scarabbocchi.
Ma non ho mai pensato che i libri che ho letto potessero influenzare me o il mio lavoro, ma forse...senza accorgermene, qualcosa deve avermi influenzato...

3. Cosa, secondo te può/deve trasmettere l'illustratore al pubblico infantile e cosa i bambini insegnano agli illustratori?
Deve dare l'opportunità di conoscere molte cose. I bambini sono pieni di curiosità intellettuale. Per esempio, quando parlo del Giappone, loro vogliono saperne di più, perché non ne sanno nulla. Forse subito dopo dimenticheranno qualsiasi cosa io dica, perché non gli interessa, o forse ad alcuni di loro potrebbe interessare. Chissà?
Quindi, per prima cosa, è importante far conoscere loro qualcosa, sarebbe un peccato far perdere loro un'occasione per conoscere, o fargli perdere la curiosità. I bambini sono pronti ad imparare, e noi dovremmo fornirgli quanta più conoscenza possibile, usando tutta l'immaginazione che abbiamo.
Non ci sono limiti nel mondo dell'illustrazione.
Ciò che invece i bambini insegnano agli illustratori è il loro modo di vedere, di pensare, le idee che hanno... è davvero interessante. I bambini non hanno pregiudizi, così per loro non esiste nulla di "normale". "Normale" come noi intendiamo. Considerando questo, mi rendo conto che la mia testa è invece piena di pregiudizi. Nel creare qualcosa di interessante, questo mi disturba a volte, e devo sbarazzarmene per lavorare meglio.

4. Sempre più spesso l'albo illustrato si pone come prodotto per l'adulto. Come spiegheresti questa tendenza?
Il libro illustrato (o con figure) non è solo per bambini. Non è soltanto destinato a chi non sa leggere. Perché i libri illustrati dovrebbero riguardare solo i bambini o essere meno importanti dei testi scritti? Chi ama più leggere "per immagini" è forse meno intelligente di chi ama leggere romanzi? Non credo.
Non c'è differenza tra adulti e bambini, non importa a quale età siano indirizzate le illustrazioni. Così come ognuno può visitare ogni tipo di mostre o musei, o come ognuno può ascoltare qualsiasi genere di musica, così le persone leggono (guardano) i libri illustrati. Alcuni albi illustrati hanno storie elevate e illustrazioni complesse, come una sorta di libri d'arte, e noi adulti ce ne siamo accorti, probalilmente in maniera inconscia. Così abbiamo iniziato a cambiare idea sul libro illustrato.
Inoltre, gli illustratori vogliono esprimere il loro mondo, la loro arte, non vogliono essere necessariamente connessi al concetto di Infanzia. "Questi libri non sono per bambini" dicono a volte gli adulti, ma io non ho mai sentito un bambino dire "questo libro non è da bambini".
Qundi, chi decide il confine?
Quando scegliamo un libro illustrato, forse non dovremmo solo chiederci "piacerà ai bambini?" ma anche "a me piace?"
I libri illustrati sono per chiunque ami leggere (guardare) i libri illustrati.






5. Com'è nata l'idea di Dove batte il cuore?
Sembrerebbe una storia molto semplice. Nero tenta di prendere le stelle sul lago per Bianca.
Ma in realtà, l'idea paceva riferimento da principio a quanto sia difficile capire gli altri.
E' la storia di una coppia di gatti, che ha gli stessi sentimenti, però reciprocamente non capiscano cosa l'altro voglia.
Non capiscono dove siano i loro cuori.
Nero vuole regalare le stelle alla sua amata, Bianca, perché vuole renderla felice, ed è certo che quello sia il modo migliore.
Bianca invece... di certo le stelle non sono ciò che vuole. Non la renderebbero felice.
Quando Nero scompare nella profondità del lago, BIanca ha un'espressione triste: non perché non riesca a prendere le stelle, ma perché scompare. Cosa può pensare se resta da sola sul bordo del lago? Guadare le stelle con accanto il suo amato Nero, questo è ciò che la rende felice, e Nero non se n'era mai accorto. Dove sono i loro cuori? Anche se hanno gli stessi sentimenti, non sono sula stessa lunghezza d'onda, non si incontrano (o ci sono vicini...?)
Molte persone hanno questo tipo di esperienza, non solo coppie, ma anche amici, fratelli, bambini e genitori. Io l'ho trasformata in una esperienza di gatti, poi l'ho trasformata e trasformata di nuovo aggiungendo umorismo, dolcezza... così da renderla più semplice, più divertente e felice. Alla fine, è diventata la storia così com'è oggi.

6. I tuoi lavori si distinguono, oltre che per una grande capacità nell'illustrare, per una grande poesia anche nelle storie: c'è una storia che reputi molto poetica (non tua) che ti piacerebbe illustrare?
Le fiabe.
Perché ne he ho lette alcune più e più volte quando ero bambina. Così alla fine ho un mio modo di pensare i racconti, e potrei creare un piccolo mondo di fiabe nella mia testa. Normalmente preferisco scrivere da me le storie e poi ilustrarle. Non sono in realtà una scrittrice di professione, ma in questo modo posso manifestare a pieno il mio linguaggio visivo. Ad esempio, in Dove batte il cuore, io so cosa pensa Nero, cosa pensa Bianca, conosco la foresta dove camminano, il lago in cui vedono le stelle. Io conosco questo mondo perché sono io che l'ho creato.
Se fosse nato dalla storia di qualcun altro, sarebbe stato più difficile rappresentarlo.

7. Quale storia "non-poetica", invece, ti piacerebbe illustrare?
Questa è una domanda difficile. Penso di non aver mai lavorato a qualcosa di non poetico. Ma forse mi piacerebbe lavorare a un libro di ricette. Sarebbe difficile illustrarlo in modo poetico.

8. Quali altre novità stai preparando?
Vi dirò di quelle italiane. Ora, sto lavorando su un nuovo progetto con Kite Edizioni per il periodo natalizio.
I personaggi sono stati selezionati alla Mostra di Illustrazione di Bologna Childrens Book Fair 2012.
Un piccolo mago coniglio (barista!) e delle tazze-uccellini. Sono contenta di dipingerli di nuovo, sono tra i miei personaggi preferiti.
Si tratta di un libro per chi ama la cioccolata!


mercoledì 5 giugno 2013

Illustrazione...al Plurale: Alberto Macone

Dopo il ciclo di mostre dedicate all'illustrazione di infanzia Le domeniche delle favole, IllustrAzione si dedica ad un altro ambito ugualmente prezioso: l'oreficeria artigianale, in sinergia con una illustrazione realizzata manualmente e più vicina ad un pubblico adulto. I lavori in questione sono quelli realizzati da Alberto Macone, che saranno esposti da giovedì 13 giugno, a partire dalle 18.00, presso Plurale, l'atelier di Maurizio Prenna, in via di San Martino ai Monti, a Roma.
Le creazioni in argento di Maurizio Prenna (architetto e designer approdato al campo della decorazione e della scultura già da diversi anni) saranno incorniciate (e faranno da cornice) alle illustrazioni realizzate da Alberto Macone per il Woyzeck di Büchner, e anche a tema libero.
Uno stimolante connubio visivo e una vera e propria sinergia tra le arti, in cui oltre al valore delle forme merita apprezzamento la cooperazione e la sensibilità che rende possibile, anche in periodi piuttosto grigi, la realizzazione di eventi che diano luce alla creatività e al fare manuale, di qualità.
La mostra sarà visitabile per due settimane.