lunedì 2 settembre 2013

In lungo e in largo. Sul tratto e il ritratto di Albertine e Germano Zullo

La mia amica Caterina dice che sono sempre tanto calma. Se penso alla calma, a me viene in mente un treno che cammina. Perché un treno viaggia veloce, ma spesso non così tanto. Guardare il paesaggio attraverso il finestrino di un treno è una cosa meravigliosa: non è come guardare da una finestra, ma da moltissime. Le finestre che si aprono mi fanno pensare alle pagine di un libro, e forse allora dovrei riprendere a raccontarvi la storia che volevo condividere con voi.

In questa storia, io e Caterina lavoriamo in un negozio di giocattoli. Lei è slanciata, arriva sulle mensole più alte senza sediolina, io sono minuta e mi intrufolo in profondità negli scaffali. Io e Caterina siamo sempre state vicine di casa, ma solo per gioco, tra gli albi illustrati, ci siamo incontrate.
E' dicembre. A Montreuil, in Francia si svolge una delle più note fiere dell'editoria d'infanzia. Decidiamo di andarci. Mentre ci aggiriamo tra le figure dei libri, siamo affascinate da uno stesso tratto. E' il tratto sottile di un disegno che sembra scrittura per il modo in cui si articola sulla pagina. A volte ha linee fitte, come le righe di un quaderno, a volte è aggrovigliato, come il filo che si accumula in piccoli nodi inseguendo l'ago che cuce. E in questo stesso tratto ci riconosciamo. Lei in grattacieli equilibristi, io in binari diramanti.
Si tratta del tratto del pensiero di Germano Zullo e della mano di Albertine, che ci avevano già incantate con Les Oiseaux (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2010, titolo pubblicato in italia da Topipittori: Albertine e Germano Zullo, Gli uccelli, Topipittori, 2010).



Albertine e Germano Zullo, Gli uccelli, Topipittori 2010, © tutti i diritti riservati

Dunque presto, ciascuna col suo libro sottobraccio, ci avviciniamo ai due autori per chiedere la dedica. E siamo così contente di vedere come questi autori assomiglino al loro lavoro! Sorridenti come tutto il colore che sprizza dalle loro figure (che il libro sia colorato o meno: in rari casi l'illustrazione è colorata anche se è in bianco e nero), gentili come il loro tratto sottile.
Soddisfatte ci addentriamo nella lettura di questi libri-ritratto, così uguali ai loro autori, così rappresentativi per noi.

Les gratte-ciel (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2011), scelto da Caterina, è un libro alto e snello, come lei. Scorrendo le sue pagine si scorgono due signori dai nomi altezzosi, Agenor-Agobar Poirier des Chapelles e Willigis Kittycly Junior, che innalzano case-grattacielo, minuziosi cumuli di piccole cose, contendendosi il piano più alto. E' un libro sullo spazio, sul modo in cui lo si divora sempre più con case che diventano castelli, che con mille piani sembrano sfiorare il cielo, ma forse si allontanano solo troppo dalla terra.


Albertine e Germano Zullo, Les gratte-ciel, La Joie de lire, 2011 © tutti i diritti riservati


Fa pensare.
E le case crollano, con un gran frastuono pur essendo disegni.
E diventano moderne torri di Babele, al di sopra di ogni cosa. Ma ahimé, anche di una buona pizza che, lasciata sulla porta da un fattorino frettoloso, diventa la cena di una famiglia di cinghiali, cui capita sotto il naso.
Allora è meglio crescere o restare piccoli?
Caterina dice che ha scelto questo libro perché i suoi sogni crescono come grattacieli. Direi piuttosto che i sogni si diramano come le fronde degli alberi, come i loro rizomi.
E che mille piani (o Mille plateaux) nella mente sono il solo modo giusto di crescere, cioè sognando e restando un po' bambini: in fondo un sogno, quando è sincero e naturale, rischia di diventare reale. Semplicemente reale. Come i piccoli cinghiali che mangiano una capricciosa, nell'ultima illustrazione di Les gratte-ciel.

Siamo tornati a terra. E iniziamo a seguire i binari di Ligne 135 (Albertine e Germano Zullo, La Joie de lire, 2012). Il libro che ho scelto è una costa piccola sullo scaffale, ma una lunghissima distesa sul tavolo. Le sue pagine (come quelle di tutti i buoni libri) sono fatte per viaggiare da un capo all'altro del mondo. Per dimostrare che per andare lontano non serve poi tanto tempo, e che il tempo è sempre lungo se lo pensa un bambino.


Albertine e Germano Zullo, Ligne 135, La Joie de lire 2012 © tutti i diritti riservati


Il viaggio della linea 135 avviene percorrendo scenari disparati, urbani e campestri, con un ritmo scandito dai pazienti consigli di una mamma e una nonna e in contrappunto dalle pazienti contraddizioni di una bambina. Il risultato è una "melodia filosofica", com'è ben definito sul sito dell'editore.
"Mais quand je serai grande, je ferai en sorte que la vie défile au même rythme que lorsque j'etais petite" ("Ma quando sarò grande, farò in modo che la vita viaggi alla stessa velocità di quando ero piccola"), afferma la piccola viaggiatrice, muovendosi tra - stavolta letterali - torri di Babele della civiltà moderna, salva dalla morsa del tempo grazie ad un placido stupore, che l'accompagna immutabile che sia tra torri, ville o erbe di campo.
Ricordo il signor Palomar…

Ancora una volta, essere piccoli è la risposta. Fa sembrare ogni cosa più grande, per esplorarla si impiega più tempo, e quel tempo arricchisce la nostra vita.

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