sabato 23 febbraio 2013

L'inventafavole...a parole. Intervista a Mauro De Luca

In occasione dell'esposizione incentrata sull'Inventafavole nella libreria Il posto delle favole, IllustrAzione ha deciso di conoscere un po' meglio questo libro-gioco e il suo illustratore: Mauro De Luca.

Come nasce l'idea di di questo libro?
Da un'idea di Claudio Pallottini, che la covava da tempo e che ha preso forma con il nostro incontro, sulla base della nostra amicizia.

Un illustratore e un attore, e due personalità molto diverse. Come è nata la collaborazione con Claudio Pallottini? Che storia, tra le mille possibili dell'inventafavole, narrereste insieme?
Un'amicizia che nasce da un'affinità elettiva, entrambi abbiamo un grande amore e curiosità per l'arte in tutte le sue manifestazioni, pur partendo da discipline diverse detestiamo la chiusura e il compiacimento dei territori chiusi, delle "parrocchiette" non comunicanti.
Dal piacere del gioco e della collaborazione in cui c'è un arricchimento reciproco. Nel mio percorso artistico dopo gli studi di pittura all'accademia di belle arti ho avuto sempre il piacere e la curiosità di sconfinare in altri territori vicini, ho avuto collaborazioni con: editoria, fumetti, pubblicità, cinema, teatro (per scenografie, costumi e storyboard), da ogni esperienza ho tratto un'arricchimento.
Ci sono diversi progetti per delle storie che speriamo vedano presto la luce.


Un gioco semplice che ha dato spunto ormai a molti altri. Oltre alle figure chiave di Propp, quali pensate siano i motivi del successo dell'inventafavole?
Credo la semplicità e l'assenza di regole che stimolano altamente la fantasia dei bambini nel gioco combinatorio insieme alla presenza di immagini, personaggi, luoghi, oggetti connotati da intense suggestioni emotive.

Quali nuove idee sono in cantiere?
Abbiamo in progetto un secondo mazzo di carte Inventafavole che va ad arricchire il repertorio d'immagini del primo.

Dall'Inventafavole all'illustrazione in generale. Cerchiamo di conoscerti meglio...
Quale azione quotidiana illustreresti?
La prima colazione, momento intimo e magico, posto nel territorio di confine tra la notte e il giorno, in cui nebbie dei sogno si diradano e si confondono con i vapori delle bevande calde, un primo approccio morbido con la realtà esterna.

Quale illustratore/albo ha maggiormente segnato la tua infanzia. Lo stesso albo influenza tutt'oggi il tuo lavoro?
Non ho memoria di particolari influenze di libri illustrati per l'infanzia, ricordo con precisione già in tenera età delle grandi emozioni davanti le immagini dei dipinti classici del rinascimento e del barocco. Alle illustrazioni per l'infanzia ci sono arrivato da adulto...

Cosa, secondo te può/deve trasmettere l'illustratore al pubblico infantile e cosa i bambini insegnano agli illustratori?
L'onestà delle proprie emozioni, i bambini non si lasciano raggirare dagli intricati percorsi di autocompiacimenti tipici degli adulti... e ci insegnano, anzi ci ricordano appunto questo: ad essere autentici.

Sempre più spesso l'albo illustrato si pone come prodotto per l'adulto. Come spiegheresti questa tendenza?
Questa è conseguente alla precedente: spesso gli adulti si lasciano troppo influenzare dagli stili, da un impostazione "ideologica" tipica di molta "cultura visiva contemporanea", tutto ciò va nella direzione dell'esaltazione dell'artista come personalità accentratrice, delle mode, che sono sempre occasioni di autocompiacimento, dell'essere al passo con i tempi, ossessione tipica dei nostri tempi, anche degli spettatori. Tutto ciò a discapito dell'oggetto d'arte. I bambini sono più diretti, non hanno bisogno di ciò, è loro la semplificazione tratta dalla realtà, non hanno bisogno di una eccessiva riduzione ai minimi termini per renderla digeribile.
Come diceva Goethe: Gli adulti nel tutto non trovano niente, i bambini nel niente trovano tutto.

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